Partito dalla Persia di Alessandro Magno arrivò in Grecia; Tiberio, primo imperatore romano, lo condusse in Italia e Spagna; navigando sulle rotte della Repubblica Veneziana si diffuse in tutti i territori della Serenissima; valicò le Alpi e raggiunse l’Europa Centrale; e poi, a fine Ottocento, insieme agli immigrati mediorientali, approdò negli Stati Uniti.
Oggi, con una produzione stimata superiore alle 250.000 tonnellate, gli USA sono il maggior produttore al mondo di pistacchi; negli stati dell’Arizona, New Mexico e California, si coltiva il 100% della produzione commerciale statunitense di pistacchi. La California sola produce il 99% del totale, con una superficie coltivata di 250.000 acri e più di 950 coltivatori in 22 contee. La Central Valley della California, in particolare, la zona meridionale della San Joaquin Valley, contee di Kern, Madera, Kings e Fresno, rappresenta l’ambiente ideale per la coltivazione del pistacchio: clima caldo e secco, inverni miti, fertilità del suolo e abbondanza di sole.
La specie di pistacchio più pregiata e diffusa (circa il 95% della produzione) è la “Kerman”, omonima di una città del Rafsanjan, altopiano centrale dell’Iran, dove nel 1929 il botanico americano William E. Whitehouse raccolse un esemplare di pistacchio che si rivelò particolarmente adatto a crescere nei territori americani.
Nel tempo gli scienziati diffusero e irrobustirono la varietà Kerman innestandola su ceppi più forti.
E dopo molti anni di esperimenti, l’industria americana del pistacchio diventò realtà e crebbe esponenzialmente. La nuova coltura si diffuse e negli anni Sessanta si cominciarono a coltivare in maniera più strutturata piantagioni di pistacchio in tutta la California, Arizona e New Mexico.