Il mandorlo viene citato con ossequiosa riverenza in molte culture.
In ebraico il suo nome significa “agitato”, “scosso”, “laborioso” o “vigilante”, dal momento che in Israele, dove è molto sviluppato, è uno dei primi alberi a fiorire all’inizio di febbraio, in coincidenza con il Tu BiShvat, festività nota anche col nome di Capodanno degli alberi.
Viene anche citato dieci volte nella Bibbia, a cominciare con la Genesi, dove viene descritto come "tra i migliori frutti". Viene anche indicato come promessa per la sua precoce fioritura, a simboleggiare l’improvvisa e rapida redenzione di Dio per il Suo popolo dopo un periodo in cui sembrava lo avesse abbandonato. Nella tradizione pagana, la coltivazione del mandorlo, molto sviluppata nel passato in Sicilia e di conseguenza nella provincia di Agrigento, si riconduce alla leggenda della bellissima Fillide.
Fillide, principessa Tracia, innamorata di Acamante seguì gli Achei nella guerra di Troia. Quando, dopo 10 anni di guerra i superstiti rientrarono nelle loro città, Fillide morì per la disperazione non vedendo tornare il suo Acamante. La dea Atena, impietositasi di questa tragedia, volle trasformare la principessa in uno stupendo albero di Mandorlo. Acamante, che non era morto, quando tornò in patria e seppe che Fillide era stata trasformata in albero, abbracciò il mandorlo il quale per ricambiare le carezze fece prorompere dai suoi rami nudi fiori anziché foglie. Nella valle dei templi il miracolo della primavera precoce continua a rinnovarsi a febbraio allorché gli alberi di mandorlo germogliano coprendo l’incantevole valle di un meraviglioso manto bianco.