Golden Berries
Il frutto della Physalis peruviana è principalmente conosciuto in italiano come alchechengio peruviano, o uciuva, e in inglese come golden berry, ma ha altri numerosi nomi a livello internazionale: Inca berry, Cape gooseberry, Giant ground cherry, Peruvian cherry (U.S.), Poha (Hawaii), Ras bhari (India), Aguaymanto (Peru), Uvilla (Ecuador), Uchuva (Colombia) etc.
Physalis peruviana
Che cos’è il golden berry?
E' il frutto della Physalis peruviana, appartenente alla famiglia delle Solanaceae e originaria del Sud America. La Physalis peruviana è una pianta erbacea, semi-arborea, eretta e perenne in zone subtropicali, può crescere fino a raggiungere 0,6-0,9 m e in alcuni casi può crescere fino a 1,8 m. Il fiore può essere facilmente impollinato da insetti, vento e anche da auto-impollinazione.
Aspetti botanici e origini delle golden berries
A discapito da quello che suggerisce il nome, l’alchechengio peruviano è originario del Brasile e solo successivamente si è naturalizzato negli altopiani del Perù e del Cile. Cominciò ad essere coltivato in Inghilterra nel 1774 nei giardini di casa e, dopo l’introduzione a Capo di Buona Speranza ad opera dei primi coloni, la pianta fu trasportata in Australia dove si diffuse rapidamente allo stato selvatico e acquisì l’attuale nome inglese. I semi sono stati portati alle Hawaii prima del 1825, permettendo la naturalizzazione della pianta in tutte le isole a media e alta altitudine. In Israele i primi semi furono piantati nel 1933: le piante crescevano molto bene, ma i frutti che producevano non riuscivano ad attirare l’attenzione dei consumatori locali né freschi né trasformati.
È una pianta perenne che raggiunge in media un’altezza inferiore al metro, compresa tra i 60 e i 90 cm. Occasionalmente, in buone condizioni, può raggiungere 1,8 m d’altezza. I rami sono di color porpora e ricoperti da una fine peluria. Le foglie sono cuoriformi e dentate, quasi opposte, leggermente vellutate e lunghe 5-15 cm. Nelle ascelle fogliari crescono i fiori, dalla caratteristica forma a campana, gialli con macchie marrone-violacee scure nella gola e arricchiti da un calice peloso verde a cinque punte, con venature color porpora. Dopo la caduta del fiore il calice si espande, formando un involucro giallo paglierino, amaro e non commestibile a differenza del frutto racchiuso al suo interno, che impiega dai 70 agli 80 giorni per maturare. Il frutto è una bacca globosa, liscia e cerea, con buccia gialla aranciata e polpa succosa contenente numerosi semi molto piccoli di colore giallastro. Quando i frutti maturano, hanno un sapore dolce e cominciano a cadere a terra.
Golden Berry varietà
La Physalis peruviana presenta poche cultivar e genotipi, selezionati in diversi paesi e adattati ai diversi climi delle regioni specifiche (ecotipi). Le più note sono:
- Giallo Grosso: il grosso frutto dorato viene consumato crudo o lavorato dopo la maturazione. Nelle zone con inverni miti, la pianta vive per diversi anni.
- Giant: grande, di color oro-aranciato e dal diametro di circa 2,5 cm, questa variante presenta un frutto dal sapore delizioso. La pianta, vigorosa e ampia, cresce dai 90 ai 150 cm di altezza.
- Giant Poha Berry: il frutto ha il diametro di 2,5 cm. Le foglie si presentano pelose, grigio-verdi e diverse rispetto a quelle di altre cultivar. La pianta ha un’altezza variabile dai 30 ai 60- 75 cm.
- Golden berry: il diametro medio del frutto è di 2,5 cm, ma può raggiungere anche i 5 cm. La polpa ha un sapore dolce e gustoso.
- Golden berry Long Ashton: si tratta della selezione originale di Long Ashton del Golden berry: questo particolare tipo frutto dorato è nettamente superiore a quello delle altre tipologie.
Golden Berry proprietà
I golden berries sono ricchi di fibre, ferro, magnesio, fosforo, potassio, rame, manganese, tiamina, vitamina A, vitamina K, acidi grassi insaturi e acido oleico. Sono inoltre fonte di riboflavina, niacina, vitamina B6, vitamina E e acido linoleico.
Golden Berry curiosità
Il termine alkekengi, apparso per la prima volta in Francia nel XIV secolo, deriva dal francese antico alquequange o alcacange, che a sua volta deriva dall’arabo al-kakang e che letteralmente significa lanterna cinese. È proprio questo il nome, insieme a chichingero, palloncino, ciliegia d’inverno, con cui molti conoscono questo frutto. Il sapore unico del frutto fresco lo rende un ingrediente interessante se servito in insalata o come ingrediente per piatti cotti. L’alchechengi, cotto con mele o zenzero, da origine ad un dolce molto particolare. È un dessert interessante anche quando immerso nel cioccolato o nello zucchero. L’elevato contenuto di pectina lo rende un buon prodotto per la lavorazione e la preparazione di confetture, che possono essere utilizzate come farcitura per torte e crostate. Si può anche essiccare.
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Fonti:
Nutspaper “Frutti Rossi” 4/2018
Francesca Buccella, I macro e micro nutrienti nella frutta secca, disidratata, nei semi oleosi e nei prodotti macinati, NutsforLife Edizioni, 2020